Il domani di Marte e Venere: le Opportunità
Alcuni le chiamano schiere. Per qualcuno invece si tratta di abitanti di Marte, Venere e altri pianeti. Per molti sono il domani, per gli amanti dei processi il risultato del generare, per i più pragmatici i discendenti: sono le generazioni.
E’ vero che hanno diverse aspettative rispetto al mondo del business e soprattutto al modo di lavorare?
Le organizzazioni non sono più solo multiculturali ma anche multigenerazionali. E’ questa una delle più recenti sfide che coloro che si occupano di risorse umane devono saper affrontare, superare e gestire. Numerosi sono gli studi e le ricerche in questo campo: i Boomers, le generazioni X, Y e in ultimo quella Z tendono a differenziarsi nei comportamenti, nelle forze motivazionali che guidano l’engagement, negli strumenti, nelle pratiche, nelle tempistiche e modalità di interazione. E quindi?
Quindi i responsabili dei programmi di sviluppo e dei diversi training, dopo il WHY, si trovano a dover sviscerare un’altra W: WHO. Un WHO variegato a cui corrisponderà un HOW, ovvero un approccio ed una metodologia, altrettanto diversificato e più di tutto inclusivo. Con la consapevolezza che i boomers, più flessibili e adattabili delle generazioni precedenti, saranno sì propensi ad abbracciare i cambiamenti – così come hanno fatto accettando la tecnologia – ma faranno fatica ad esserne promotori. Collaboreranno però facilmente con la generazione X, la famosa generazione ponte, che da un lato comprende l’etica dei boomers e dall’altra condivide la cultura e i valori della Generazione Y. Questi ultimi incentrati su se stessi e familiari con l’incertezza che caratterizza il loro tempo e quello in cui nasce e cresce la Generazione Z, attenta all’orario in cui si svolge il training o il meeting che non può essere d’intralcio al proprio benessere. Questa generazione è infatti fautrice del work-life balance e cerca ogni tipo di agevolazione e politica che concili la serenità famigliare con l’attività lavorativa.
Un mix di bisogni, di modi di pensare e di parlare che devono trovare espressione in una stessa realtà. Compito dell’organizzazione è dunque quello di motivare la popolazione a lavorare insieme, a trovare punti d’incontro e complementarietà.
In tutto ciò, non dobbiamo dimenticarci le persone in quanto tali. E’ vero che l’appartenenza a una generazione può aiutare a capire le modalità preferenziali di lavoro e di interazione di un soggetto ma non può essere la regola: al di là della storia della propria generazione, ognuno porta con sé un proprio background, uno spaccato di ogni paese in cui ha vissuto, un valore di una cultura in cui è cresciuto, un modo di essere, un’inclinazione a fare che possono portare un grande valore aggiunto ad ogni gruppo di lavoro e che possono scostarsi dalle norme generazionali. Perché? Perché le persone cambiano. All’interno di ogni generazione ogni singolo si evolve. Ed è proprio questa una delle più grandi ricchezze dell’essere umano. Trasformiamo, quindi, gli ostacoli generazionali in opportunità.
Gaia Urati
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