TEMPO E BENESSERE EMOTIVO
Mi ha incuriosito la notizia di quell’azienda i cui dipendenti hanno preferito avere più tempo a disposizione che soldi in busta paga, lavorare meno e avere più tempo a disposizione. E questo mi sembra saggio.
Mi ha stupito meno invece leggere che gli italiani passano 2 ore al giorno sui social media, il che significa che dedichiamo 6 anni e mezzo della nostra vita a curiosare in un mondo spesso virtuale. Questo invece mi sembra folle.
Sono numeri impressionanti se pensiamo che per imparare a comunicare bene in inglese bastano 900 ore, l’equivalente di 37,5 giorni. Come dire che spegnendo lo smartphone potremmo tutti imparare almeno 2 lingue, scrivere libri e soprattutto leggerne molti di più. Oppure, riprendendo uno studio che risale al 1993 del Prof Anders Ericsson (The role of deliberate practice in the acquisition of expert performance), diventare esperti, professionisti o campioni sportivi “in soli” 3 anni e mezzo. Ovvero la teoria delle 10000 ore per imparare una disciplina e diventarne un maestro.
Ma tornando alle due notizie, mi viene il dubbio che ci sia un po’ di confusione nelle nostre menti: barattiamo soldi per avere più tempo e, nel contempo, ne sprechiamo in abbondanza ogni giorno.
Il problema del tempo insegue l’uomo da sempre ed è stato argomento di testi filosofici che sembrano non invecchiare mai. Perché sembra essere parte fondamentale della nostra natura umana quella di cercare distrazioni.
Nel mondo del lavoro, dove la produttività è uno dei cardini della competitività, il tempo ha un valore economico enorme, si misura ogni secondo e per il suo costo si spostano fabbriche intere in posti lontani.
In altri ambienti lavorativi, dove le attività sembrano essere “meno misurabili”, si prova ad educare i dipendenti ad usarlo e gestirlo meglio e ad essere più efficienti durante la giornata. Si tratta di ricordare banalmente qualche regola, qualche disciplina e sperare che venga applicata. Sperare che le stesse persone che si perdono nel mondo dei social media diventino sul lavoro rigorosi e disciplinati nell’uso del tempo, si capisce subito che non può funzionare.
E infatti non funziona, perché il desiderio di fuggire dalla routine lavorativa e quotidiana nasce da una vita spesso senza grossi stimoli ed emozioni. Quelle emozioni che ci fanno dire di aver perso tempo a parlare con qualcuno o di aver perso il senso del tempo con altri. Le stesse sensazioni e stimoli che viviamo quando facciamo cose noiose o che ci divertono. Ci pesa andare a far la spesa e camminare 10 min tra le file del supermercato, ma non ci stanca sudare per ore mentre si scalano montagne: ognuno di noi ha il suo spazio dove il tempo sembra fermarsi e dove sentiamo di poter dare tutto senza bisogno di discipline particolari. Le chiamiamo passioni e sembrano appartenere solo alla sfera privata, al weekend, alla cantina o garage dove ci trasformiamo in esseri instancabili, creativi e geniali.
E paradossalmente, noi esseri creativi e instancabili, spesso sembriamo invisibili alla nostra azienda, quella che cerca di rieducarci a comportamenti virtuosi che nessuno applica e segue realmente. Una contraddizione e incoerenza che trasforma molte aziende in ambienti a bassa produttività, litigiosi, noiosi e grigi, quelli in cui la gente “scappa” a casa appena finisce l’orario previsto, e quando riesce scappa dall’azienda stessa.
Cosa può trasformare un posto di lavoro in un ambiente dove il tempo non sia scandito da un orologio?
I soldi? Assolutamente no, è dimostrato in tutti i mondi lavorativi che dare più soldi non genera passione e fedeltà.
E’ invece l’ispirazione la vera forza, solo l’ispirazione. E l’ispirazione, se non viene da dentro, può arrivare dall’alto, da chi è al comando, con il suo esempio, la sua lealtà e la sua energia. Il leader di un’organizzazione, di un team di progetto o di un reparto, non può limitarsi al controllo delle attività ma deve offrire il suo tempo e le sue energie a coloro che lavorano a contatto diretto, perché tempo e fatica hanno un valore assoluto e danno sicurezza e protezione. Generano un cerchio di protezione che innesca a catena comportamenti virtuosi che trasformano ambienti di lavoro e persone. E’ una scarica di ossitocina che genera nell’essere umano un atteggiamento di fiducia, conforto e rassicurazione e che moltiplica le nostre energie e il nostro altruismo. Perché è quando condividiamo un momento di difficoltà che ci avviciniamo, ci compattiamo e nasce il vero spirito di gruppo che moltiplica le forze.
Un leader che dedica tempo ed energie alle sue persone non è un nuovo stile di management, semmai è un ritorno al passato, al condottiero del quale ci si poteva sempre fidare e che lo si trovava sempre in prima fila. Il comportamento dell’uomo sarà per natura sempre regolato dalla chimica interna, e le nostre reazioni e il nostro stato d’animo saranno sempre un effetto di sostanze e ormoni rilasciati in presenza di precisi stimoli. E ora è arrivato il momento dell’ossitocina, l’ormone del benessere emotivo. Indagate e meditate.
Chino Mozzon
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