Generazioni dietro le quinte
“E’ della nostra generazione”, “passaggio generazionale”, “gap generazionale” … generazione e generazionale sono due termini che in aziendalese vengono spesso utilizzati. Ma cosa c’è dietro?
Tante organizzazioni parlano della convivenza di più generazioni, altre di quanto gli interventi di change management e il rapido decision making abbiano reso il ciclo di vita ancora più veloce creando un gap generazionale. Alcuni si preoccupano di preservare il know how di coloro che hanno ben chiaro lo storico dell’azienda, altri invece di che tipo di welfare proporre per essere attraenti per la generazione Z.
Cos’è una generazione? Per il dizionario si tratta di persone coetanee o che vivono nello stesso periodo, considerate nel loro insieme. Quindi quando parliamo della presenza di più generazioni in azienda, ci riferiamo contemporaneamente a più gruppi che hanno vissuto momenti storici diversi e relativi eventi caratterizzanti. Parliamo dunque di diversità. E a volte quando citiamo un “ostacolo generazionale” non ci stiamo in realtà riferendo alla mancanza di integrazione?
Siamo sicuri, quindi, di non nasconderci a volte dietro due termini così comuni e forse inconsapevolmente pretestuosi, per riferirci alla mancanza di comportamenti insiti nell’essere umano che spesso purtroppo nel mondo del lavoro e nella nostra cultura vengono a mancare? Conoscersi, capirsi, dialogare, scambiarsi idee e opinioni, essere inclusivi, mettersi nei panni dell’interlocutore e capire il suo punto di vista, essere gentili, essere aperti all’altro, cercare di comprendere e non di giudicare. Fidarsi.
Se un collega con seniority elevata vuole spiegare un episodio che ha vissuto tanto tempo fa, sebbene i tempi siano cambiati e anche il contesto, perché pensare che non meriti attenzione? Può essere fonte d’ispirazione. Se il neoassunto millennial, o generazione Z, porta una proposta nuova con particolare attenzione all’ambiente, perché non ascoltarlo anche se si è sempre fatto in altro modo?
Forse quando parliamo di generazioni vogliamo inconsciamente sottolineare i cicli di vita naturali della nostra società ed evidenziare le soft skill di cooperazione e collaborazione di cui l’essere umano è capace ma che spesso vengono oscurate a vantaggio dei numeri.
Chiamiamole generazioni, chiamiamola diversità, parliamo di forma mentis diverse, facciamo pure riferimento agli anni di esperienza. Non importa il sostantivo che utilizziamo, l’importante è riconoscere quello che c’è dietro, aver voglia di costruire le più sane relazioni umane e andare in onda valorizzando la storia di ognuno. Perché dopotutto si è sempre detto che l’unione fa la forza.
Gaia Urati
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